Qualche settimana fa ho incontrato il Titolare di un’azienda di metalmeccanica, in una zona a forte industrializzazione sviluppatasi negli ultimi quaranta anni: dove prima c’erano campi e povertà ora ci sono solo fabbriche.
Manca manodopera, cerchiamola sui Social
Siamo in Veneto, nel ricco Nord-est italiano, che ora deve fare i conti con la mancanza di personale specializzato; già qualche mese fa era finita su tutti i giornali e telegiornali, la notizia dell’industriale padovano che asseriva che le aziende si stanno”rubando” tra loro gli operai specializzati.
Manca manodopera quindi, non la vendita. Le commesse dei clienti arrivano ma non possono essere evase per mancanza di personale. Un paradosso, vero?
Ebbene, qui è così!
Ho incontrato il Titolare perché, non trovando Giovani per sostituire chi andrà in pensione a breve, ha pensato di coinvolgerli nei Social.
“Se i Giovani guardano sempre i Social, perché non far capire loro quanto sarebbe bello venire a lavorare qui?” ha pensato il Titolare. Sì, certo, come concetto va bene: andiamo a trovare, a stanare i ragazzi nel loro mondo.Se non conoscono la realtà di un’azienda che va a gonfie vele e che garantisce un posto fisso fino alla pensione, come possono venirci a lavorare?
I Giovani della Generazione Z
Il fatto di aver capito che la Generazione Z (1997-2010) è nata con il cellulare in mano e che vivono in funzione di esso, è un gran passo avanti.
Ma si conoscono anche gli effetti sociali che sta portando questo strumento ai Giovani che si affacciano al mondo del lavoro?
Ho letto un po’ di articoli sul tema, prima di fare due chiacchiere con il Titolare: mi piace sentirmi preparata, in modo da poter portare idee prima di affrontare il lavoro.
La sintesi l’avevo già mandata via mail insieme alla mia proposta di collaborazione.
Ecco quanto avevo scritto:
– ANALISI dei destinatari delle interazioni sui Social e relative sponsorizzate –
L’azienda è alla ricerca di Giovani lavoratori specializzati per ampliare il proprio organico e poter così soddisfare le esigenze dei propri clienti.
I Giovani neo-diplomati fanno parte della Generazione Z (post- millennials) che si differenzia notevolmente dalle precedenti generazioni: sono più individualisti, cercano di essere sicuri di loro stessi ma sono meno certi del futuro.
Hanno un livello di attenzione molto veloce (sono sempre connessi a internet), sono dinamici e vogliono partecipare attivamente alla realizzazione della società.
Vogliono essere parte attiva nei valori e nelle lotte per migliorare il Mondo.
I ragazzi della Generazione Z vogliono impegnarsi e sono pronti a rimboccarsi le maniche. In cambio, vogliono un’esperienza lavorativa che permetta di mettere a frutto i loro studi e nello stesso tempo cercano un’esperienza dinamica, innovativa e immersa tra le tecnologie e il digitale.
È una Generazione “veloce”, otto secondi è il tempo cui dedicano la propria attenzione a una cosa.
Sono attenti al benessere psicofisico, al riposo, all’esercizio fisico e a lasciarsi del tempo alla riflessione; hanno altresì bisogno di un equilibrio vita/lavoro e preferiscono guadagnare meno ma vivere la propria vita fuori dal mondo del lavoro.
Sono davvero utili i Social in questi casi?
Ecco, abbiamo letto insieme il testo sopra riportato, facendo le nostre considerazioni.
Non volendo generalizzare, penso che vi siano ragazzi che possono essere descritti come l’analisi sopra descritta.
In ogni caso, dato la reale necessità dell’azienda – mancanza di operai – mi viene difficile pensare che la soluzione “Social” possa dare una mano: in fondo, se l’azienda non è conosciuta nel mondo, poco interessa al giovane; se i Giovani preferiscono fare lavori digitali o dietro una scrivania, i “Social” poco servono; se i Giovani neo-diplomati preferiscono andare in aziende con un numero maggiore di personale, poco aiutano i Social; ma soprattutto SE NON CI SONO GIOVANI in zona, per qualsiasi tipo di lavoro, è difficile trovare personale in assoluto.
Cosa vogliono i Giovani?
I Giovani vogliono un lavoro che piace e che non li renda dei frustrati come possono essere stati i loro nonni o genitori che hanno dovuto scegliere un lavoro che non piaceva ma che dava loro da mangiare. Piuttosto di fare qualcosa che non piace, i Giovani della Generazione Z se ne restano a casa.
Tra le altre cose da sapere – riferitomi dal Titolare – è che il lavoro che propone non è insegnato nei centri professionali o negli istituti tecnici e quindi vi è la difficoltà di dover insegnare per più di un anno, un lavoro che sembra, a questo punto, vada a scomparire.
“Solo chi ama questo lavoro, riesce a farlo”. Bene, sono d’accordo. Ma se non trovi chi lo fa, l’azienda è destinata a chiudere.
Trasmettere Emozioni nelle scuole
Una mia proposta è stata di andare nelle scuole professionali e presentare l’attività della propria ditta, trasmettendo l’emozione e l’amore per questo lavoro.
I “Social” possono aiutare a divulgare l’etica lavorativa, i sentimenti degli operai e degli impiegati, possono alzare l’asticella dell’autorevolezza della ditta.
Se i ragazzi guardano dal vivo il luccichio degli occhi pieni di entusiasmo e sentono l’emozione di chi ha fatto del lavoro la propria passione, sono certa che i Giovani potrebbero sentire la stessa emozione e avvicinarsi così a un mondo così lontano da loro, fatto di manualità e di collaborazioni umane.